Il Progetto
La terra, il cibo e la salute.
L’orto familiare emblema di un paradigma moderno.
Tratto da Ecoideare n° 29, Maggio/Giugno 2015
È innegabile che l’orto lo vorrebbero in molti, forse la maggioranza degli abitanti delle città, anche coloro che non hanno mai trapiantato una piantina di basilico e non sanno nemmeno come si usa un piccolo attrezzo come una vanga! Il fenomeno è diffuso in tutti i Paesi occidentali e assume diversi significati culturali e simbolici. È abbastanza scontato affermare che l’orto permette un maggiore contatto con la natura e consente di assaporare, in tutta la loro freschezza, dei vegetali appena raccolti. Ma cerchiamo di entrare più in profondità.
Innanzitutto che cos’è un orto, come può essere definito?
Normalmente intendiamo l’orto come un piccolissimo appezzamento di terreno cintato e vicino alla propria abitazione, nel quale vengono coltivati ortaggi e alberi da frutto per il consumo familiare. Anche nelle situazioni di guerra attuali, si aprono gli orti di guerra adibiti alla produzioni di ortaggi per le popolazioni delle città in carenza di approvvigionamenti alimentari continui e sicuri. L’orto come fonte di alimenti freschi per la sopravvivenza e per far fronte alle possibili carestie, non è solo un aiuto in tempi di guerra, ma in tutte quelle realtà contadine che hanno sempre caratterizzato la vita nelle campagne. La Poesia, la Letteratura e le Sacre scritture ci richiamano sovente il valore simbolico ed emotivo del vino, dell’olio, del pane, dell’agnello, della frutta e dei fiori. Più raramente un cespo di lattuga ha suscitato pensieri sublimi e facilitato le relazioni umane!
Tuttavia il significato del termine ortus è anche quello di nascere, sorgere del Sole, della Luna o di un qualsiasi astro.
Ovvero l’orto è l’emblema della vita, della speranza e del ciclo della vita. Se poi richiamiamo il significato di orto botanico, entriamo nella storia della ricerca genetica e della scoperta di principi attivi estratti da particolari piante per uso farmaceutico od erboristico. Quindi l’orto come fonte della cura delle malattie e quindi come sedimentazione di una memoria e riconoscimento di un sapere fondamentale alla qualità della vita.
La storia dell’orto è indubbiamente affascinante e pur non godendo dell’attrazione della bellezza del giardino, si può considerare come la naturale evoluzione culturale del giardino. Infatti, un orto ideale prevede la coltivazioni di ortaggi che hanno una vita molto breve di poche settimane come la lattuga o i piselli, ma anche ortaggi poliennali come i carciofi, gli asparagi e piante da frutto che possono vivere tranquillamente oltre i trent’anni come la vite o per l’intera durata della vita di più generazioni come l’ulivo. Nell’orto convivono piante aromatiche e piante officinali, così come le piante di fiori e arbusti floreali. L’orto come emblema delle nostre radici alla Terra nell’epoca della globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni virtuali delle relazioni umane, rappresenta un paradigma della modernità urbana post-industriale.
Non bisogna stupirsi se dopo qualche decennio di pet terapy si rivalutano anche le relazioni con le piante fino a riconoscerne in esse una specifica intelligenza. Le piante non hanno un cervello, ma imparano, ricordano e collaborano. Secondo alcuni scienziati le piante hanno molto da insegnare agli essere umani. Di certo moltissime piante hanno messo a punto dei sistemi naturali per affrontare, vincere o convivere con molte delle loro malattie. Le piante conoscono bene la loro consociazione tra varietà diverse, allo scopo di pervenire a un reciproco rafforzamento verso i parassiti o gli eventi climatici sfavorevoli. I cereali in rotazione con le leguminose ci hanno insegnato che queste ultime arricchiscono il terreno di azoto, mentre i cereali lo consumano.
E che dire allora che le proteine dei cereali associate a quelle delle leguminose permettono all’uomo un apporto proteico simile a quello derivante dalle proteine di origine animale!!
Ci sono moltissime connessioni tra la salute dell’uomo e le piante officinali. Per migliaia di anni si è sviluppata una farmacopea naturale ha permesso all’umanità di arrivare ai giorni nostri, dove si continua a fare un grande uso di molecole naturali vegetali in tantissimi settori della nostra vita e delle nostre attività. La nostra vita migliora se abbiamo la possibilità di coltivare un orto, anche molto piccolo di 30-40 mq. Possiamo addirittura considerare l’orto come un mezzo terapeutico e di prevenzione delle condizioni psico-fisiche attribuibili generalmente allo stress.
Ma questo aspetto è solo quello più apparente e scontato. Gli effetti altamente positivi della vicinanza tra un uomo e le piante che devono essere seminate, trapiantate, che hanno bisogno di acqua per crescere… che vengono accarezzate dalle api, che seguono le stagioni, le fasi lunari, il giorno e la notte, il caldo e il freddo, la pioggia, il vento e il ghiaccio e che si offrono al nostro fabbisogno nutrizionale, ma anche al piacere di gustare la freschezza e la genuinità, assumano delle valenze che sono oggetto di riflessioni di molti studiosi. Naturalmente non si devono dimenticare anche gli aspetti economici dell’orto familiare, ovvero il risparmio sulla spesa settimanale.
A titolo di esempio possiamo riportare le esperienze condotte dall’ACU-Associazione Consumatori Utenti in Lombardia. Con un orto di poco meno di 100 mq in pianura, si dimostra che una persona può disporre di propri ortaggi per tutti i giorni dell’anno solare. Una famiglia di quattro persone abbisogna di circa 300-350 mq. Questi risultati si raggiungono in non meno di tre anni, dall’inizio della coltivazione condotta secondo criteri innovativi biologico-sinergici. Accertati innanzitutto e preventivamente gli aspetti sulla sicurezza del terreno (assenza di contaminanti es. metalli pesanti) e ripristinata la fertilità e l’humus, si arriva ad avere fino a non meno di trenta e al massimo oltre settanta varietà di ortaggi diversi, con disponibilità anche nei mesi invernali più rigidi. Si ottiene così sia la quantità ma anche la varietà necessaria per una alimentazione tutt’altro che monotona, risparmiando migliaia di euro sulla spesa alimentare.
Per dimostrarne le potenzialità si richiama l’attenzione su come nel mese di marzo di quest’anno si potevano annoverare diversi ortaggi freschi per la preparazione di minestre, minestroni e passati come le erbette, i porri e le carote e poi cavoli neri, cavoli verza, cavoli di Bruxelles, diverse varietà di radicchio per le insalate. E poi patate, cipolle e aglio raccolti l’anno precedente.
E inoltre la disponibilità di piante aromatiche come rosmarino, salvia, alloro, maggiorana, timo. Contemporaneamente si rendevano disponibili le primizie primaverili come i rapanelli, gli spinaci, il lattughino da taglio, la rucola e la valeriana.
Un ciclo continuo di semine e trapianti che lascia il terreno quasi sempre coltivato e pacciamato con paglia di frumento o riso e quindi sempre morbido e con una produzione limitatissima di erbe infestanti che vengono controllate anche con le più opportune consociazioni. Sono incalcolabili gli effetti positivi sulla propria condizione psico-fisica nel trovarsi un tutt’uno con quello che si mangia, ovvero con una componente importante del cibo che si mette sul piatto e che si è avuto modo di veder crescere, conoscerne i tempi di questa crescita, la sintonia con la stagione e il clima, oltre naturalmente al sapore e all’apporto di nutrienti (vitamina C, oligoelementi, sali minerali, antiossidanti, fibra alimentare, flora batterica utile e naturale, ecc).
Questa esperienza di ACU è diventata anche il contributo e la proposta per il tema dell’Expo nutrire il pianeta-energia per la vita. Infatti si parte dalla considerazione che è possibile ovunque coltivare nel mondo l’orto, ovvero mettere a disposizione per ogni nucleo familiare un appezzamento di terreno che consenta una autoproduzione minima di prodotti indispensabili alla vita e alla salute. Ritornare alla Terra è il paradigma moderno per affrontare la fame e ancora prima la sete e la disponibilità di acqua potabile in quantità sufficienti.
ACU ha prodotto anche una mostra fotografica sull’argomento e i propri “ortolani” sono disponibili a insegnare a tutti a coltivare l’orto partendo dai rudimenti più semplici.